Quattro versi di commiato. Di William De Generis.
Mettiamo infine un punto
al florilegio sterile
di metonimiche piroette
arzigogoli assonanti
e sciancate giravolte lessicali,
svolazzino via lontano
vaghino per etere e rete
a procacciar genuflessioni
per l’ego smisurato
per l’anima rattrappita
loro adulteri progenitori.
Muovili pure quei passi arditi o ottusi
verso il Parnaso di patacche
luccicose che meriti o millanti
spogliati pure degli occhi e del senno
agghindati d’ipocrita retorica
bardati d’aratro e cavezza rossa
pur batrace e non bove
strascica vomere e coltro
lungo il solco sinistro sempre a la page
mettiti in coda c’è già una gran folla
a straparlar di fratellanza e amore
vomitando odio bile e livore.
(…ed all’ ineluttabile
deflagrare del botto
trasalì, pur troppo tardi,
di contezza e spavento…)
William De Generis