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Non distruggo la corolla dei prodigi del mondo,
e non stermino
con la ragione gli enigmi che incontro sul mio cammino,
nei fiori, negli occhi, sulle labbra o nei sepolcri.
La luce altrui
soffoca il fascino celato
nelle profondità del buio,
però io,
io con la mia luce ingrandisco il mistero del mondo.
Esattamente come con i suoi bianchi raggi la luna
non rende più piccolo, ma tremolante,
e aumenta ancora di più il mistero della notte,
così io arricchisco anche l’oscuro orizzonte
con gli alti fiori del santo mistero
e tutto ciò che è inintelligibile
si trasforma in maggiormente incomprensibile
sotto i miei occhi,
perché io amo
e fiori e occhi e labbra e tombe.


Lucian Blaga


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Poesie e racconti di William De Generis

Archivi del mese: Gennaio 2015

Reliquie. Di William De Generis.

Malandato amor proprio un giocattolo rotto un trenino di latta relegato in soffitta coi dentini da latte infilati nelle crepe dei muri. Rinvenirsi malsano nell’incerto tratteggio di figure ingiallite stancamente in un quadro mutilata reliquia dell’incanto puerile ormai stinto.

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Nihil. Di William De Generis.

Non il fronte forgia feroce di sventrate speranze laceranti paure nè una patria da esaltare o smerdare a seconda di moda o umore nessun pulpito da ossequiare o fare a pezzi né credi a cui piegarsi in martirio o processione… Continua a leggere

Eufonia. Di William De Generis.

…poi d’un tratto seducente e confusa la desueta eufonia di un momento il caduco assentarsi di insipide rituali smancerie di sciapi convenevoli imbellettati invano. Quasi il sopirsi di ottusi archetipi all’ombra dei portici

lordi di vita, il venir meno di… Continua a leggere

Il poeta è un fingitore.

Finge così completamente
che arriva a fingere che è dolore
il dolore che davvero sente.

E quanti leggono ciò che scrive,
nel dolore letto sentono proprio
non i due che egli ha provato,
ma solo quello che essi non hanno.

E così sui binari in tondo
gira, illudendo la ragione,
questo trenino a molla
che si chiama cuore.

Fernando Pessoa


Non chiederci la parola che squadri da ogni lato
l'animo nostro informe, e a lettere di fuoco
lo dichiari e risplenda come un croco
perduto in mezzo a un polveroso prato.

Ah l'uomo che se ne va sicuro,
agli altri ed a se stesso amico,
e l'ombra sua non cura che la canicola
stampa sopra uno scalcinato muro!

Non domandarci la formula che mondi possa aprirti,
sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.
Codesto solo oggi possiamo dirti,
ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.


Eugenio Montale


Vi arriva il poeta
e poi torna alla luce con i suoi canti
e li disperde
Di questa poesia
mi resta 
quel nulla
d’inesauribile segreto.



Giuseppe Ungaretti 

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