Get Adobe Flash player
Non distruggo la corolla dei prodigi del mondo,
e non stermino
con la ragione gli enigmi che incontro sul mio cammino,
nei fiori, negli occhi, sulle labbra o nei sepolcri.
La luce altrui
soffoca il fascino celato
nelle profondità del buio,
però io,
io con la mia luce ingrandisco il mistero del mondo.
Esattamente come con i suoi bianchi raggi la luna
non rende più piccolo, ma tremolante,
e aumenta ancora di più il mistero della notte,
così io arricchisco anche l’oscuro orizzonte
con gli alti fiori del santo mistero
e tutto ciò che è inintelligibile
si trasforma in maggiormente incomprensibile
sotto i miei occhi,
perché io amo
e fiori e occhi e labbra e tombe.


Lucian Blaga


Tutti gli scritti di questo blog, dove non diversamente specificato, sono di proprietà dell' autore a norma di legge.
Si vieta qualsiasi riproduzione non preventivamente autorizzata.

Le immagini utillizzate, dove non diversamente specificato, provengono dal web ed appartengono ai rispettivi autori.


Poesie e racconti di William De Generis

Una lieve dimenticanza. Racconto per Halloween di William De Generis.





Si avanzava di nn passo ogni morte di papa, le sembrava d’essere in fila da un’eternità.
La farmacista barricata nel suo bunker di sbarre distanziamento sociale e vetri anti proiettile era di una lentezza esasperante, ogni cliente ci perdeva mezz’ora, come se la gente in coda non avesse altro da fare se non starsene lì in piedi a prender freddo per delle ore.
D’altronde con le nuove disposizione per la pandemia era ovunque così, per non incorrere negli strali dei nostri cari leader ora bisognava esibire il fottutissimo lasciapassare verde ovunque si volesse entrare, così tra controlli e ricontrolli, app che funzionano a cazzo ed altri inconvenienti vari, ci scappava la mezz’ora di attesa anche solo per comprare un chilo di frutta o un po’ di pane.
Mara però non poteva prendersela che con sé stessa, era dovuta uscire in fretta e furia in cerca di una farmacia di turno prima che chiudessero, come si poteva essere talmente idioti da accorgersi solo al Sabato che la scorta di insulina per tuo figlio era quasi terminata ?
Dalla fretta si era anche dimenticata di portarsi una mascherina appresso e, magari era solo una sua impressione, le era parso che l’altra gente in fila con lei, avendo notato la sua carenza di protezioni facciali, facesse di tutto per starle il piú possibile distante.
Anzi, a farci caso pareva che lo sguardo torvo di alcuni di loro non le staccavano gli occhi di dosso, in particolare una donnetta che le stava dietro di un paio di turni, tutta intabarrata in un liso cappotto marrone, alta poco piú di un metro e uno sputo, mal nascosto dietro a mascherina cappelleto di lana ed occhialoni da miope, traspariva la tipica espressione ottusa da gattara folle.
“Mah… che si fotta.” , pensò Mara voltandole le spalle, grazie al Cielo l’ultimo tipo che aveva davanti aveva quasi finito, dopo toccava a lei meglio risparmiar tempo e cacciare subito fuori il cellulare per far vedere il…
Ma dove l’aveva messo?
Nooo, non era possibile, non poteva averlo dimenticato davvero.
Sì mise a frugare freneticamente nella borsetta di cuoio chiaro per vedere se magari il suo telefono s’era infilato in qualche anfratto, tirò fuori portafogli chiavi caramelle per la gola flaconcino di amuchina ed altri ammennicoli ma no, il cellulare non c’era e la farmacista che la stava aspettando da un minuto mostrava già segni d’impazienza.
-Buonasera, esibisca il lasciapassare verde.
-Salve Dottoressa… mi deve scusare, ho lasciato il cellulare a casa e non faccio in tempo a…
-Prego esibisca il lasciapassare verde o faccia scorrere la fila.
-No,per favore, sia compensiva, ho bisogno dell’insulina per mio fi…”
-Signora se non ha il lasciapassare verde deve farsi da parte e far avanzare la fila prego.”
Mara non capiva tanta insensibilità da parta sua, era un’emergenza e poi una piccola dimenticanza poteva capitare a tutti e che cazzo !
-Ma…
-E non ha neanche la mascherina. Quella troia deve essere una fassista no vax. Dovrebbero finire tutti nelle camere a gas questi tipi qua… “
Era stata quella con la faccia da gattara pazza ad interromperla.
Diverse tra le persone in attesa mugularono assenso per le parole della faccia da gattara, che sentendosi incoraggiata rincarò la dose:
-Non faccia la manfrina brutta troia fassista no vax, Lei il lasciapassare non ce l’ha mica, torni nelle fogne prima di ammorbaci tutti schifosa!
Il mugolio divenne un grufolio di unanime approvazione.
Mara più che infastidita stava per rispondergli a modo ma la gattara fatti due passi rapidi verso di lei trasse fuori dalla manica del cappotto un artiglio guantato di lattice bianco e preso mezzo saltello di slancio le mollò un manrovescio in faccia dalla forza insospettabile.
– AHHH !!! È CALDA, É CALDA !
Mara era rimasta senza parole e con la guancia destra arrossata dalla sberla, ad urlare come un’aquila non era stata lei che era stata schiaffeggiata ma chi la aveva schiaffeggiata, la donnetta con lo sguardo da gattara folle.
– E’ CALDA E’ CALDA…SENTITE… HA LA FEBBRE… CI INFETTA TUTTIIIIIII….
Gridava e si agitava come un ossessa, quando un altro degli astanti, un bestione barbuto con eskimo verde militare e mascherina indossata sotto il naso raccolse il suo invito a fare il San Tommaso e mollò alla malcapitata Mara un altro potente sganassone che la fece finire gambe all’aria.
-E’ vero ! . La fassista ha la febbre !
-Ma quale febbre, quale fasc….
La poveretta , dolorante e spaventata, rimessasi a fatica in piedi cercava di replicare qualcosa a quelle bestie che la stavano aggredendo, quando un terzo schiaffeggiatore, un ragazzo grande e grosso che nonostante il freddo indossava solo una maglietta a maniche corte pubblicizzante una palestra di Mma,le mollò una terrificante doppietta che la rigettò di peso a terra.
– E’ CALDA !
Il quarto avventore non riuscì a colpirla in faccia perchè la poveretta , riavutasi dopo un momento di mancamento, si era raccolta istintivamente in posizione fetale per cercare di proteggersi il volto e la testa e pregare che passasse qualcuno che interrompesse quella follia.
Vista l’aria che si faceva pesante la farmacista premendo un bottone fece calare la saracinesca blindata davanti alla finestrella per la distribuzione dei farmaci.
Per quella sera niente più medicine, con l’animo ancora più esacerbato fu ancora la gattara in preda al deliquio a prendere l’iniziativa, visto che non si riusciva più a misurarle la febbre a sganassoni le si portò d’appresso ed iniziò a scaricarle addosso una gragniuola di calci più veloce e forte che poteva.
-BRUTTA TROIA FASSISTA….IL COVID…IL VIRUS…MORIREMO TUTTI…MORIREMO TUTTI !!!
In un lampo come ad un tacito ordine le si fecero tutti intorno circondandola e sulla povera Mara piovve un diluvio di calci e pugni, sputi ed insulti, la gattara più scatenata di tutti, in preda ad una sanguinaria taranta urlava come un’indemoniata mentre le saltava a piedi uniti sulle braccia sulle gambe e infine sulla testa cercando di farle più male possibile.
Il linciaggio sanitario durava ormai da alcuni interminabili minuti quando giunse ad interromperlo la sirena di una pattuglia di polizia.
Alla luce dei lampeggianti il branco si dileguò come ombre in pochi istanti.
A terra Mara, immersa in una pozza del suo sangue e della sua urina, non si muoveva più.
Nella tasca sinistra della giacca, dove di solito non lo metteva mai, il suo telefonino vibrava furioso.
La farmacista, sembratole tornata la calma, si arrischiò a mettere il naso fuori dal suo bunker antivirus ed indicando col dito guantato la donna a terra ridotta ad una poltiglia di sangue diceva ai poliziotti:
– E’ lei…arrestatela…non ha il lasciapassare verde…

WdG

Il poeta è un fingitore.

Finge così completamente
che arriva a fingere che è dolore
il dolore che davvero sente.

E quanti leggono ciò che scrive,
nel dolore letto sentono proprio
non i due che egli ha provato,
ma solo quello che essi non hanno.

E così sui binari in tondo
gira, illudendo la ragione,
questo trenino a molla
che si chiama cuore.

Fernando Pessoa


Non chiederci la parola che squadri da ogni lato
l'animo nostro informe, e a lettere di fuoco
lo dichiari e risplenda come un croco
perduto in mezzo a un polveroso prato.

Ah l'uomo che se ne va sicuro,
agli altri ed a se stesso amico,
e l'ombra sua non cura che la canicola
stampa sopra uno scalcinato muro!

Non domandarci la formula che mondi possa aprirti,
sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.
Codesto solo oggi possiamo dirti,
ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.


Eugenio Montale


Vi arriva il poeta
e poi torna alla luce con i suoi canti
e li disperde
Di questa poesia
mi resta 
quel nulla
d’inesauribile segreto.



Giuseppe Ungaretti 

Segui Riflessi Sfumature & Chiaroscuri